1801 09 13 BODONI AZARA

Sommario

S. l. [Parma], 13 de septiembre de 1801. De Giambattista Bodoni [Parma] a José Nicolás de Azara [París].

Bodoni excusa su silencio a Azara con el deseo de no importunarle en su trabajo, si bien afirma haber tenido noticias suyas a través de Moreau, Bolla, Grúa e incluso personas del séquito de los Reyes de Etruria. Participa al español la visita de estos soberanos a su oficina de Parma y también la entrega a estos de la estampa protocolaria Iscrizione: A Ludovico y cinco copias de las Pitture. Confiesa que su arte tipográfica es reconocida en Italia, pero no bien recompensada, por eso alberga esperanzas de que Ventura –establecido en Florencia con los Reyes de Etruria– le obtenga alguna gratificación económica o, al menos, le compre ediciones para la biblioteca del Palazzo Pitti, y le revela también su intención de enviarle a Llaguno su entera colección de estampas para quizá así conseguir algún beneficio económico. Asimismo, pide a Azara la recomendación de sus ediciones y matrices ante el infante don Antonio, al que el tipógrafo promete que enviará una copia de cada una de sus publicaciones. Confiesa que dirige gran parte de sus ingresos para los sobrinos de su esposa Margherita y aún debe acabar de saldar la deuda de una compra de terrenos, de modo que vive tranquilo y con buena salud, pero todo le es necesario. Le muestra al diplomático una perspectiva esperanzadora acerca del panorama político y bélico, y con la paz prevé el ansiado encuentro con Azara en Italia.

Transcrizione

13 settembre 1801a.

Una sol volta Le ho io scritto dacché Ella, con grande ammirazione di tutta Europa, ha fatto ritorno alla torbida Senna, che or’ comincia a scorrere più limpida e chiara. Dovea recarLe mia letterala spiritosa e sempre lieta Marchesa Spinola sin’ dal passato giugno, ma non so se abbia poi eseguito il meditato viaggio di Parigi o se trovisi tuttavia in Torino, od in Genova, ove gode pinguissime sostanze lasciategli dall'ultimo suo vecchio marito.

In appresso non ho più osato importunarLa colle inutili mie epistole, pavido di deviarLa anche per brevi istanti dalle operose cure che nella difficilissima Sua Legazione han dovuto indispensabilmente soverchiarLa. Ho però avute frequenti notizie della pregevole di Lei salute, non solo pel mezzo di questo colto Residente di Francia, Moreau de Saint-Méry, dall'egregio Signor avvocato Bolla e dall'esimio Signor Cavaliere Della Grúa, ma anche da varie distinte persone che erano al seguito de' novelli Re d'Etruria.

Questi, nell'ultimo dì che rimasero in Parma, si degnarono onorare coi Reali genitori e figlia il ristretto mio appartamento ed io, oltre ad una italiana epigrafe analoga a sì fausta occasione, ho loro presentate cinque copie della descrizione spagnuola, italiana, francese delle Pitture corregesche esistenti qui in San Paolo e che Vostra Eccellenza deve conoscere.

I miei tentativi per segnare un'epoca sì memoranda e gloriosa hanno ottenuto favorevol plauso in Parma e nel resto della terra Ausonia. Ma debbo pur confessare, mio malgrado, che sono rimasto senza il menomo contrassegno di gradimento e senza il menomo compenso al non indifferente valor de' libri. Ma ho avuto la consolazione di avere come menomob c. d. p. ed a P., che or’ d. e g. il t. d. s. n. p.c affattod in oggi esaurito.

Debol filo però di speranza mi rimane ancora nella parziale benevolenza con cui mi ha ognoree [sic]riguardato l'ottimo e sempre equabile Signor Conte Ventura, che or’ soggiorna in Firenze presso il novello Re. E vivo persuaso che, se non potrà farmi ottenere qualche munuscolo πανκρισον, farà almeno in guisa che tutte le mie edizioni passino a riempire i vuoti scafali della biblioteca che ancora esiste nel sì noto Palazzo Pitti.

E, giacché trovomi sul proposito di edizioni e di libri, permetta che io Le comunichi una mia determinazione e se può giovarmi, come spero, non mi dineghi la valida Sua assistenza pel miglior esito della medesima.

Niuno meglio di Vostra Eccellenza sa che a Lei primieramente ed all’ottimo Signore Llaguno, di sempre degna ed onorevole ricordanza, io debbo la tenue ma pure assai proficua pensione accordatami dalla somma clemenza del Re sotto il glorioso ministero dell’eccellentissimo Signor Principe della Pace, a cui sono sempre vissuto riconoscente e divotissimo. E posso con tutta veracità asseverare che si è anche accresciuta la venerazione mia ed il mio rispettosog attaccamento a sì eccelso ed incomparabile Signore dacché seppi quanta parziale affezione nudrisca verso gli uomini di lettere e le persone di talento; ed in particolar guisa a Vostra Eccellenza, cui volle darne chiare non equivoche prove allorché ebbe occasione di portarsi alla Reale Corte di Madrid nello scorso inverno. Dunque, presso quell’astro luminoso del cielo ibero ho io divisato fare un tentativo col mandargli in dono tutta la collezione intiera delle mie più forbite edizioni, ad ognuna delle quali precederà in istampa la iscrizione qui ingiunta, che La prego di leggere e di additarmi quanto avessi potuto ommettere per mancanza di opportune e più recenti notizie.

Forse il prelodato personaggio non avrà ancora pensato a stabilire alcuna biblioteca nel suo palazzo ed io sarei ben contento se potessi a ciò invogliarlo colla mia offerta. Ma, se non amasse ritenere presso di sé la serie compita di tutte le opere da me sino ad ora eseguite, chi sa che non ne facesse generoso dono al giovine Cardinale Arcivescovo di Toledo, suo cognato.

Per me sarei indifferente sul destino de’ miei libri purché potessero farmi ottenere una qualunque rimunerazione, che mi sarebbe opportunissima ad estinguere qualche debito contratto nell’acquisto che feci negli anni scorsi di alcune possessioni che già appartenevano ai soppressi Canonici Regolari Lateranensi.

L’ultima collezione, che ho avuto l’onore di mandare a Madrid pel serenissimo Signor Infante Don Antonio ha ottenuto tale compatimento ed applauso che mi ha fatto dar ordine di spedirgli in avvenire un esemplare su carta distinta di tutto ciò che anderà uscendo da’ miei torchi particolari. Desidero dunque che Vostra Eccellenza colga il momento favorevole per prevenire il Signor Principe prelodato di quanto ho in animo di eseguire e, nel tempo stesso, bramerei che Ella mi raccomandasse di bel nuovo efficacemente alla di Lei onnipossente protezione, non ommettendo l’articolo interessantissimo de’ miei polzoni e delle mie matricif.

Io ho varcato il sessantesimo e senza avere ancora goduto delle molte ed incredibili mie fatiche. Tutti gli acquisti da me fatti negli anni scorsig vanno a mantenere una turba di piccioli nipoti di mia moglie, rimasti orfani nella tenera età di sette in otto anni. Le imposizioni sono gravissime e, in oggi, sestuplicate. In somma veggo per esperienza che, in qualunque condizione si ritrovi l’uomo, raro è che sia pago e contento della sua situazione e sempre crescono i bisogni. Vivo non senza incomodi e m’inquieta tuttavia quel malaugurato granellino d’uva che da tanti anni mi si è cacciato ne’ seni turbinati del naso e che, oltre al cagionarmi tetra melanconia, m’impedisce talora perfino la respirazione. Anche la podagra nel mutar delle stagioni suole visitarmi, ma non è più sì feroce come una volta, rendendomi solo per breve tempo inerte ad ogni applicazione. Ma si chiuda omai il vaso di Pandora e si lascino queste noiose enumerazioni che ad altro non vagliono che a funestare lo spirito.

Pare che l’orizonte politico si vada rischiarando, se pure è vero che esistano i preliminari di una prossima pace cogli inglesi. Io accelero co’ miei voti sì fortunato momento perché sempre mi lusingo che Vostra Eccellenza uscirà dal vortice immenso in cui si è dovuto sin’ ad ora aggirare e potrà allora prendere tranquillo e sicuro porto in qualche beato angolo d’Italia, dove ho divisato di passar subito ad ossequarLa. Ora cominciano a vedersi nel suo vero aspetto gli avvenimenti accaduti negli anni scorsi; e, senza citar Roma, che in oggi ha mutato linguaggio sul di Lei conto, dirò che tutta Parma riconosce dalla possente ed efficace di Lei cooperazione l’attuale esistenza politica di questo desolato paese, che sarebbe divenuto il più meschino ed infelice in tutto il nostro stivale se avesse avuta la disgrazia di perdere il suo Sovrano, che è meritamente amato da tutti i suoi affezionatissimi sudditi.

Ma è omai tempo di raccogliere le vele e por fine alla mia già forse troppo lunga epistola. Mi restringo dunque a rinovare a Vostra Eccellenza le mie più rispettose istanze acciò voglia scrivere una sola riga a Madrid a favor mio; e sono più che certo di venir esaudito e protetto anche oltre alla mia espettazione.

Desidero per ultimo che lo stato di Sua salute, che tanto interessa i Suoi conoscenti e me particolarmente, prosiegua ad essere fermo e durevole, lo che ardentemente Le imporo dal cielo per molti anni ancora.

E mi protesto al solito, con eterno ed immutabile attaccamento,

[G. B. Bodoni].

 

a Antes de la fecha anota el destinatario y, debajo, el destino: Azara. Parigi     b ma ho avuto la consolazione di avere come menomo [come menomo lectura dudosa] añadido entre líneas sobre per sola cancelado.     c No alcanzo a resolver las iniciales de este texto encriptado.     d Antes de affatto cancela un texto que no puedo leer debido al tachón.     e Había escrito sempre y corrige.     f Bodoni oculta los términos polzoni y matrici bajo las abreviaturas p. y m.     g Había escrito scorse y corrige.    

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

Scannerizzazioni degli originali