1784 06 29 CERUTI BODONI

Sommario

29 giugno 1784.

Da Giacinto Ceruti [Cartagena] a Giambattista Bodoni [Parma].

Ceruti apprezza l’invio di alcuni libri tramite il Cavalier Merilupi. Lamenta che non gli siano arrivate lettere di Paciaudi e di De Rossi. Per contro, si felicita per quella di Bodoni. Gli confida il progetto dell’edizione greco-italiana dell’Iliade di Omero.

Transcrizione

Signore ed amico riveritissimo,

Cartagena, 29 giugno 1784.

Mi permetta di lasciare ogni cerimonia con Lei e trattiamoci d’ora in poi come amici. Sò il suo valore ed Ella troverà sempre in me un cuore affezzionato e sincero.

La rendo mille grazie de’ libri che mi ha favoriti per mezzo del signor cavaliere Meri Lupi, ma non è dovere ch’Ella per me s’incomodi e ch’io riceva da Lei favori senz’averli pria meritati.

Speravo qualche lettera da i Signori Paciaudi e Derossi, ma con mio dispiacere e sorpresa è giunto il Signor Meri Lupi senza nepure un saluto per me in loro nome. Non saprei chè me ne dire. Io gli ho sempre amati e stimati amendue, in prova di ché volli con lettera a ciascheduno di loro raccomandare il detto Cavaliere; e mi vedo non corrisposto da nessuno dei due, e favorito da Lei, al quale non avevo presa la libertà di scrivere. Gliene faccia le querela della mia amicizia, impegnandogli a riparare il torto con darmia nuove loro, d’onorarmi di qualche comando, ed invirmi per la via di Genova ed a spese mie le loro opere. Gli riverisca divotamente, e seco loro i Signori Mazza, Rezzonico e Cassina.

Mi prendo la libertà d’accluderLe una importante lettera per mio fratello, e la supplico di subito farla mettere alla posta, perché giunga sicura a Torino. È cosa di sostanza.

Le confido che forse potrà darsi il caso che si stampi da Lei la mia nuova versione dellab Iliade d’Omero in versi sciolti toscani col testo greco in fronte. Almeno, se il gran personaggio che ne accetterà probabilmente la dedica si degna seguire il mio consiglio, la edizione non si farà che da Lei, cioè dal più illustre e dotto stampatore dell’età nostra. Le note non saranno molte, e la prefazione discreta. Credo vorranno essere due tometti. Considerata così all’ingrosso la cosa e come possibile, si compiaccia di scrivermi a quanto, poco più, poco meno, Ella giudica che ascender possa la spesa, perché a suo tempo sappia io governarmi. La prego, però, sopratutto di non confidare a nesuno, nemine excepto, questo mio pensiero. Il pubblicarlo ne potrebb’essere la rovina. Mi fido, adunque, della sua onoratezza.

Se scrive alla degnissima Corilla e al dotto Amaduzzi, me li saluti teneramente. Ella mi ami, e si assicuri che troverà sempre in me il cuore ed i sentimenti di un amico.

Sono e sarò sempre di cuore suo divotissimo servitore ed amico,

Giacinto Ceruti. 

[Sobrescrito:]    All’Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo
                     il Signor Giambatista Bodoni,
                     Prefetto della Reale Stamperia di Parma.
                     A Parma.


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Note al testo

Dati documentali e bibliografici

  • Ubicazione

    Parma, Biblioteca Palatina, Archivio Bodoni, Lettere ricevute, C. 37/4.53.

  • Descrizione

    1 foglio di 233 × 190 mm. Lettera autografa. Soprascritta.

  • Edizione

    Pedro M. Cátedra

  • Bibliografia specifica

    Cátedra 2015b, ***.

    Altra bibliografia citata Ceruti 1787-1789; Lasagni 1999;
  • Citazione
    Lettera da Giacinto Ceruti a Giambattista Bodoni del 1784-06-29, ed. Pedro M. Cátedra, nella Biblioteca Bodoni [<https://bibliotecabodoni.usal.es/it/lettera/1784-06-29-ceruti-bodoni> Richiesta: 14 ott 2024].
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Scannerizzazioni degli originali

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