1786 03 22 AZARA BODONI

Sommario

Roma, 22 de marzo de 1786.

De José Nicolás de Azara [Roma] a Giambattista Bodoni [Parma].

Azara reitera a Bodoni su deseo de que concluya el Manuale y pregunta por el estado de salud de Amaduzzi. Refiere el caso de la biblioteca de Rossi, cuya compra se disputa con los Corsini, y también elogia un estrato de Mengs estampado en Francia y anuncia la edición de las Oeuvres traducidas por Jensen. Además, le informa conocer la noticia de que Bodoni publicará la nueva edición de los Saggi sul ristabilimento dell'antica arte de' greci e romani pittori de Requeno.

Transcrizione

Roma, 22 marzo 86.

Amico mio stimatissimo,

Contesto alla di Lei lettera de 5 corrente oggi che il corriere mi da un poco più di tempo che la settimana precedente. Mi rallegro che Lei stia bene di salute, ch’è il punto essenziale, e che continui con tanta felicità le Sue intrapresse typografiche.

A me pare mille anni di vedere compito il Manuale per molte raggioni, ma principalmente per vederLa libera da puoter intraprendere qualche cosa di rilievo.

L’Abate Amaduzi è stato male giorni passati, ma già mi dicono che si sia rimesso.

L’affare della libreria de Rossi si è imbrogliato fortemente ed ha prodotta una lite la mia proposizione. Io offerì 2 milla scudi e per alcuni giorni fui il solo concorrente. Parve questo ai Signori Corsini una offesa poiché, secondo quello che si è veduto doppo, contavano con che non presentandosi verun oblatore restarebbe a buon mercato la libreria in casa loro. E, piccati dalla vanità, hano fatta una offerta non maggiore, ma molto più complicata, fidati naturalmente nell’autorità e manegi che non ho io in Toscana. Come l’erede è un minore di età, pende questa causa nel Tribunale de’ Pupilli di Firenze, il quale ancora non ha decisso niente, né io ho allegate altre raggioni che la mia pura e prima proposizione. Vedremmo quale ne sarà l’essito, ma credo che l’avrano i Corsini. I manoscriti di detta libreria arrivano all numero di 400, ma non c’è gran cosa di raro e sono stimati poco; il forte consiste nelle edizioni del secolo 15º, che arrivano a 1300.

Ho veduto l’estratto di Mengs che Lei mi manda ed è la cosa meglio che hano fatta i francesi doppo tre traduzioni scellerate che hano fatte di alcuni suoi opuscoli. Adesso ne ha fatta una compita un tal Signore Jensen a Parigi, che aspetto per il primo ordinario, ma temo sia come le altre. I francesi moderni non si picano d’intendere le opere che traducono.

Molini di Firenze mi ha scritto che volea dedicarme la ristampa dell’opera di Requeno sulla pittura all’encausto e che Lei la faceva. Io gli ho scritto che quell libro è pieno di errori nella prima parte, come l’autore istesso n’è convenuto meco, e lavorava per rimediarlia; oltre di ciò, dovea parlarsi della disputa dell’autore collb Signore Lorgna sull natron degli antichi, ecc.

Continui Lei le Sue utili fatiche. Mi voglia bene e mi creda sempre Suo vero amico e servitore,

Azara.

La satira di Spagna è più ridicola per chi l’ha fatta che per noi. È opera di un soldato disertore, lavorata propiamente nella taverna.

 

a Había empezado a escribir rima y corrige.     b Había escrito con y corrige.

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

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