1801 02 27 BODONI FRANCO
Sommario
27 febbraio, 1801.
Da Giambattista Bodoni [Parma] ad Andrés Franco Castellanos [Madrid].
Bodoni si compiace dei progressi della causa di Azara e conferma di aver ricevuto la lettera dello stesso, che ha fatto leggere agli amici. Trasmette i suoi saluti per Azara e per Mendizabal.
Monografie correlate
Transcrizione
27 febbraio 1801.
Carissimo Signor Don Andrea,
Non voglio ommettere di contestare col corriere d’oggi alla [sic] consolantissimo foglio che è piaciuto all’egregio mio Signor Don Andrea indirizzarmi sotto il 29 dello scaduto gennaio e che mi vinne puntualmente consegnato dal nostro comune amico Signor Don Gaetano Ziliani.
E in primo luogo io Le debbo un cumulo di ringraziamenti per la ricercatissima ed energica lettera spagnuola, che può a buon diritto chiamarsi una geometrica ed evidente dimostrazione della onoratezza e probità, non meno che del molto sapere e prudenzial contegno dell’incomparabile Diplomatico nostro patrocinatore. Sebbene mi fosse già nota da parecchie settimane e l’avessi ricopiata tutta intiera io stesso, pure mi giunse gratissima anche questa seconda copia meglio corretta e più esatta, perché ho potuto appagare i desideri di varie distinte ed autorevoli persone, che la gustarono moltissimo, sì per la purezza e facilità dello stile castigliano, come per la incredibile circospezione e moderatezza con cui trovasi distesa e vergata.
Io non ho mai dubitato della somma probità ed onoratezza del prelodato Signor Cavaliere, e sempre ho avuto fiducia che un giorno o l’altro si sarebbero scoperte le inique cabale e la invidiosa altrui malignità. Non mi sarei, però, mai lusingato di vederlo sì presto a trionfare sopra chi ha tentato indegnamente di perderlo e rovinarlo per sempre dopo 40 anni di fedele e lealissimo servigio. Dio sia lodato che alla fin fine siasi resa la dovuta giustizia al raro merito ed al saper vero di quest’uomo singolarissimo che sempre ebbe piena di filosofia la mente e’l petto.
Ora io sto con molta impazienza aspettando l’arrivo del corriere di Spagna, che non dovrebbe tradare [sic] a giunger qui, per sentire se siasi verificata quella tale profezia che gira pel capo al mio carissimo Signor Don Andrea, e che da 25 e più anni mi è stata predetta da un antico mio parzialissimo amico, il Padre Paciaudi, di sempre eterna e gloriosa ricordazione.
Già da qualche settimana vennero spedite a Parigi nuove credenziali del Signor Infante Duca nostro sulla supposizione che passasse colà di bel nuovo ambasciadore di Sua Maestà Cattolica il nostro non mai abbastanza encomiato Signor cavaliere, ed io venni offiziato ab alto di scrivergli una lettera, come realmente ho eseguito, a favore del nostro r. p. e v. Signor Avvocato Bolla. Ma da varie lettere qui giunte da Parigi abbiamo saputo che la destinazione del prelodato non era altrimenti alle rive della Senna, ma sibbene alle sponde dell’aureo Tago. Faciunt superi!!!
Allora io sciorrò un bell’inno eucaristico all’Ente supremo che abbia voluto serbare così fausta epoca i logori e faticati miei giorni, e intonuerò di cuore col vecchio Simeone: Nunc dimittis servum tuum, Domine, etc., etc., etc.
Spero che Ella vorrà continuarmi tutte quelle notizie che crederà opportune a rallegrarmi l’animo in mezzo alle tante afflizioni dalle quali siamo per ogni parte circondati, giacché io stimo mio preciso dovere di non tediare colle sterili mie epistole quell’uomo sommo, che avrà ben altro in capo che gettare il tempo inutilmente, ora che ferve il grande affare del nuovo ripartimento d’Italia e di qualche altra parte del nostro terracqueo globo.
Io La prego, se mai avrà occasione di vederlo, di presentargli i miei rispettosi omaggi e le mie più ingenue e cordiali congratulazioni sul suo vittorioso e memorando trionfo. Lo stesso Le piacerà eseguire presso l’esimio Signor Cavaliere Mendizábal, a cui ho scritto varie altre lettere oltre quella che nell’ottobre passato ho consegnato al corriere Pérez.
A questo onesto galantuomo mia moglie ha voluto consegnare alcuni libercoli per ravvivarsi alla di Lei memoria, e vive tutt’ora incerta se gli siano stati rimessi. Non Le sia grave di darmele un cenno per nostro contegno in avvenire.
Gradisca i saluti distinti di tutti i suoi veri amici e conoscenti, che tutti sperano vederLa in qualche decorosa carriera locata. E qui Le compiego lettera di uno de’ medesimi che l’ama e la stima infinitamente.
E pieno di verace stima e di amicizia immutabile, passo a soscrivermi
Note al testo
Dati documentali e bibliografici
- Ubicazione
Parma, Biblioteca Palatina, Archivio Bodoni, Minute di lettere inviate, B. 45/31.
- Descrizione
Bifoglio di 240 × 180 mm. Minuta autografa.
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Edizione
Pedro M. Cátedra
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Bibliografia specifica Cátedra 2015b, ***.
Altra bibliografia citata Lasagni 1999; - ©
Biblioteca Bodoni, Biblioteca Palatina di Parma (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Italia) & Pedro M. Cátedra.
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Citazione
Lettera da Giambattista Bodoni a Andrés Franco Castellanos del 1801-02-27, ed. Pedro M. Cátedra, nella Biblioteca Bodoni [<https://bibliotecabodoni.usal.es/it/lettera/1801-02-27-bodoni-franco> Richiesta: 14 ott 2024].Cita questo documento
Note
Questa lettera è risposta alla di Franco del 29 gennaio, 1801.