1817 10 03 DE_LAMA MICALI

Sommario

3 ottobre 1817.

Da Giuseppe De Lama [Parma] a Giuseppe Micali [Firenze].

De Lama informa a Micali sulle circostanze del sequestro del suo libro su Bodoni, e sulle ragioni politiche dello stesso, così come il danno che ha causato, pur essendo in grado di diffondere una percentuale significativa di copie stampate. Annuncia l'inminente apparizione del Manuale tipografico.

Transcrizione

Parma 3 ottobre 1817.

Amico carissimo,

Oh, con quanta impazienza aspettavo vostre lettere! Ed, oh, con quale trasporto di gioia ho letto quella che finalmente dopo il vostro ritorno dai bagni di Albano, della Battaglia e di Pisa mi avete scritta da Firenze il giorno 27 settembre! Se non risanato affatto, almeno v’intendo migliorato ed ormai come sicura e non lontana rimiro la vostra guarigione. Deh! Non ritardarmene il lieto avviso, tostoché questo mio voto vi sembrerà esaudito appieno! Frattanto mi compiaccio non poco di avervi tenuto in pronto pel vostro ritorno a casa di ché pascere soavemente la mente e il cuore. Vo superbo del vostro suffragio. Le lodi poi che vi diedi furono dettate da mero sentimento di giustizia: voi reputava Bodoni assai intendente nell’arte sua, e me’l diceva, e voi la vostra opera mostrò a tutta la colta Europa dottissimo. Dunque, non vi adulei; dunque doveva pregiarmi di vostra amicizia.

Ma d’onde mai argomentaste che mi fossero state restituite le confiscate copie? Nol furono, e sa il cielo se il saranno: bensì mi si vuole far sperare un compenso… Ma debb’io contar molto nelle promesse di un ministro, che necessariamente e suo malgrado trovasi afollato di pressantissimi e rilevantissimi affari che distraggono la sua attenzione da quelli che reputa al loro confronto di pochissima entità? Oltre 400 copie mi furono prese, le quali m’avrebbero prodotto a prezzo d’associazione, sebbene il minimo, un vantaggio di 3200 franchi, e ne son privo perché al Conte Sc… dispiacque (almeno così mi scrisse il 23 marzo) che nel mio libro si trovassero i nomi di Napoleone, Murat, Principe Eugenio e compagnia cogli appellativi di grandi, invitti e massimi. Ma che c’entro io se tali appellativi si premisero alle dedicatorie di libri già stampati, di cui s’adornano tutte le ricche biblioteche? Doveva forse sopprimere questi libri e questi nomi dal catalogo, e così tacere gli ultimi anni della vita tipografica dell’immortale nostro amico, quelli cioè che furono a lui i più onorevoli e ne’ quali uscirono da’ suoi torchi tanti capolavori? E perché, se ciò volevasi, non negarmi l’approbatur? E perché non sequestrar subito tutte le copie? La lentezza della confisca mi permise di usare de’ miei diritti e più di 550 copie io potei diffondere per ogni dove, e sino in America. Quindi conseguii il mio intento piucché per metà; quegli non mi no.... mi nocque però, ea me non solo tolse il certo lucro (poiché moltissimi associati non ebbero la loro copia) ma impedì che Sua Maestà mi desse un segno di sua regal clemenza e fece che nel pubblico si credesse il mio libro «licenziosamente stampato e di sospette sembianze»b. Ma fortunatamente fu letto, né v’ebbe lettore che non chiedesse dopo in ché mai fosse cotesto libro riprensibile. Qui poi l’opinion pubblica talmente si dichiarò per me, che non più. E in questa e nell’approvazione dei dotti e nelle onorevoli lettere di vari prelati romani e signori d’Italia e sovrattutto nel breve che il Sommo Pontefice si degnò spedirmi il giorno 24 giugno da Castel Gandolfo, e nelle dimostrazioni di aggradimento datemi dalla Reale Principessa Antonia e dal Principe Eugenio e dai ringraziamenti fattimi in nome del Granduca vostro, della Ex-Regina d’Etruria e della città di Saluzzo ho rinvenuto un abbondevole compenso ai provati disgusti, che supperai colla ragione, e più perché in nulla ne veniva o poteva venirne intaccata l’onoratezza mia.

Ecco l’arcano spiegato. Io più non ci penso, poiché rendessi a Bodoni quel tributo di amicizia e di ammirazione che mi era proposto di dare solennemente alla sua memoria.

Il Manuale tipografico è ormai pervenuto alla sua fine, e nel vederlo inarcherete le ciglia. Molto più poi si accrescerà in voi la stima per la vedova e confesserete sempre più che ben era ella degna dell’affetto di un così grand’uomo. Sua mercè si avrà –direi quasi– un prezioso «codice di tipografia»c, e si serberà intera la serie sterminata di tanti e sì belli caratteri, se mai (que Dio no’l voglia!) tanti punzoni e matrici venissero a disperdersi.

Essa, il Conte Venttura, la casa Levacher, il Montini si rallegrano del vostro avviamento alla salute, e caramente vi salutano. Io poi vi abbraccio con tutto quell’affettuoso sentimento che a voi mi lega da tanti anni soavemente, e che mi vi stringerà infin che spinserò le aure di vita.

Giuseppe de Lama.

Post scriptum. Il dottore Tommasini si portò costì chiamatovi dal Marchese Garzoni per rendere la salute all’amabilissima sua consorte. Lo vedeste? E vedeste il bibliotecario della nostra Pubblica Libreria avvocato Angelo Pezzana? Ambidue sono fatti per essere ricercati. Al predetto Cavaliere presentate i miei più affettuosi ossequi, e le più sincere mie condoglianze.

[Sobrescrito:] Al illustrissimo signore signore padrone colendissimo
                  il signor Giuseppe Micali.
                  A Firenze.

a sobre e interlinea a     subrayado lo que se edita entre comillas.     c subrayado lo que se edita entre comillas.

Note al testo

Dati documentali e bibliografici

  • Ubicazione

    Biblioteca Privada.

  • Descrizione

    1 bifoglio. Lettera autografa. Soprascritta.

  • Edizione

    Pedro M. Cátedra

    Revisione

    Giuseppe Bertini

  • Altra bibliografia citata De Lama 1816;
  • Citazione
    Lettera da Giuseppe De Lama a Giuseppe Micali del 1817-10-03, ed. Pedro M. Cátedra, nella Biblioteca Bodoni [<https://bibliotecabodoni.usal.es/it/lettera/1817-10-03-de-lama-micali> Richiesta: 4 dic 2024].
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